Qualcuno ha mai sentito parlare di crosstraining durante l'offseason dei ciclisti? Chi si allena con costanza saprà che una volta finita la stagione di gare il ciclista si prende un periodo di pausa dalle competizioni e dagli allenamenti strutturati in sella, prediligendo altre attività. Questo periodo va di solito da novembre a inizio gennaio. In alcuni casi si protrae anche fino a febbraio.
Le attività più gettonate in questi casi dipendono un po dalla zona di residenza dell'atleta oltre che dalle proprie preferenze: c'è chi si chiude in piscina, chi si dedica al sollevamento pesi (attività che sarebbe in assoluto molto consigliata), altri si cimentano con lo sci di fondo o lo scialpinismo. Ma l'attività in assoluto più economica e facile da svolgere è sicuramente la corsa. L'Ammiraglio anche stavolta ha preso sul serio la questione, partecipando a 2 mezze maratone e 3 trailrun tra ottobre e novembre. Vediamo com'è andata.
Race reports
Nella mia decennale carriera da ciclista amatore ho partecipato a oltre cento gare tra corse su strada, cronoscalate, marathon mtb, ciclocross e mtb crosscountry. Ho vissuto mille emozioni, momenti esaltanti, ma a volte ho dovuto affrontare anche situazioni difficili, dove le cose non andavano come programmato. Ho raccolto esperienze in tante discipline e con avversari di diverse carature. A ottobre, alla fine di questa lunga stagione iniziata già a gennaio, mi sono sentito arrivato al capolinea. Iniziava a mancarmi quell'adrenalina e quell'energia positiva che mi spingeva ad attaccare il numero sul manubrio e schierarmi ai nastri di partenza. Non ne ero certamente felice.
Complici le piccole comparse da podista in estate (di cui avrete letto su questo blog), mi sono detto: è giunta l'ora di uscire dalla comfort zone e puntare a qualcosa di nuovo.
Il running mi ha sempre affascinato per la sua estrema semplicità, d'altronde è l'attività che l'essere umano ha sempre svolto da quando nel processo evoluzionistico è passato da un appoggio a quattro zampe a diventare bipede.
E così da settembre ho iniziato a inserire nella mia routine settimanale almeno due uscite di corsa a piedi, sia su strada che su sterrati e in salita. Sapevo che sarei caduto nel vortice ed ecco che si presenta l'occasione: sabato 1 ottobre, Euromarathon Ecotrail sulle colline di Muggia, a pochissimi kilometri da casa. 20 km e 600 m di dislivello. Non proprio una sciocchezza, ma sono gasato e mi iscrivo. Non faccio ancora in tempo a provare il percorso che fisso l'obiettivo stagionale: voglio correre una mezza maratona sotto 1 h 20 min. La data fissata è domenica 23 ottobre: Marathon di Ljubljana. Ma ci arriveremo con calma.
L'Euromarathon scorre liscio. Capisco di avere delle potenzialità in salita, mentre fatico molto in discesa. Un altro problema riguarda l'alimentazione e idratazione in gara. Il mio sistema digerente da ciclista, comodamente seduto sulla propria sella, non è abituato a sobbalzare per tanto tempo e spesso mi capita di avere crampi addominali durante gli allenamenti. In gara le cose non cambiano. Concludo la gara in settima posizione assoluta (e sarebbe già un risultatone!) lasciando però strada a un paio di atleti nel finale a causa di difficoltà digestive. Il test sulla distanza comunque è soddisfacente.
Arriva la fatidica data della mezza maratona di Ljubljana. Un evento incredibile per la piccola capitale slovena, con un clima di festa che la pioggia, il vento e il freddo di quella domenica non hanno rovinato. Partito forte, dopo 10 km cominciavo ad accusare il freddo (correre in canottiera con 10 gradi, vento e pioggia non è stata l'idea più furba), al 15-esimo km il tratto digerente comincia a lamentarsi in maniera veramente importante tanto che salto il ristoro per non appesantirlo ulteriormente. Al 19-esimo km, quando ormai l'obiettivo dell'ora e 20 era già sfumato, succede il disastro. All'ultimo ristoro sono costretto a fermarmi per una sosta tecnica in bagno. Sono demoralizzato ma concludo la gara comunque in 1 h 22,55 min. Obiettivo minimo del passo 4 min/km raggiunto. Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Ma un obiettivo si fissa per raggiungerlo, non per lasciarselo sfumare così. Appena rientrato a casa, la stessa sera, vado in cerca della prossima halfmarathon per correggere il record personale. Essendo la prima volta che mi cimento in queste discipline, rimango veramente sbalordito e stupito della quantità di manifestazioni agonistiche organizzate in giro per l'Italia e nei paesi limitrofi. In sostanza ogni settimana ci sono 4 o 5 grandi eventi a distanza relativamente breve dalla mia città. Senza parlare delle corse più piccole, dai 8 ai 12/14 km. Decido di prendermi circa un mese per prepararmi al meglio e stavolta non sbagliare l'obiettivo. La data prescelta è il 27 novembre. Il luogo Palmanova (UD), nuovamente a pochi km da casa. Incrocio le dita sperando in un meteo più clemente di quello di Ljubljana.
Nel frattempo punto ancora due eventi di avvicinamento, 30 ottobre trail da 17 km a Gorizia e 13 novembre altro trail da 17 km sul Carso triestino. A conferma che di eventi podistici ce n'è veramente a volontà, in qualsiasi momento dell'anno.
Sfrutto queste settimane di avvicinamento anche per testare diverse strategie alimentari: partire quasi a stomaco vuoto, partire solo con calorie liquide come Nrgy Unit Drink, mangiare qualche barretta 4Energy Bar a diversi momenti prima della partenza, assumere solo Nrgy Unit Gel durante la gara ecc.
A supportare le avventure dell'ammiraglio Miran Bole sono sempre i prodotti dell'azienda Nduranz, creati apposta per gli atleti fuoriclasse e le lore esigenze elevate.
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L'intestino sembra gradire soprattutto le partenze quasi vuote, con l'assunzione di un gel Nduranz Nrgy Unit Gel ogni mezzora circa. Queste gare e gli allenamenti di avvicinamento hanno avuto sempre una durata di circa 90 minuti al massimo, quindi la mezza maratona in 1 h 20 min rientrava comodamente in queste strategie.
Per la cronaca, concludo entrambe le gare nella top 10 assoluta, con grande stupore mio e dei miei avversari. Il morale è a mille, il sistema gastrointestinale non ha più dato fastidi. L'obiettivo si avvicina.
Ultima settimana di preparazione: scelgo di fare un lungo a 10 giorni dalla gara, una sessione di ripetute veloci a 7 giorni dalla gara e una sessione di tempo run a 4 giorni dalla gara. Immaginavo di soffrire un po le ripetute veloci e infatti i tendini d'Achille si sono un po irritati nei giorni successivi a quella seduta di allenamento. Niente di preoccupante. Associo sempre del crosstraining (sarebbe il crosstraining del crosstraining per me che nasco ciclista) in bici e i dolori svaniscono. Parto per l'ultimo richiamo di allenamento a ritmo gara. 3 km, tutto bene. 2 km tutto bene. 2 km ancora, tutto bene. 1 km, ritmo regolare. Nelle pause recupero benissimo e sono pronto per l'ultima sessione da 1 km a ritmo gara. Euforico, sovrapensiero, stanco: combo perfetta per farsi male. Piede a bordo strada, leggera scivolata e sento tirare sul lato esterno della caviglia. Fortunatamente niente di trascendentale, l'articolazione ha retto bene, e porto a casa l'allenamento con un minimo di fastidio. Fastidio che però continua anche il giorno successivo e lo sento anche camminando e pedalando. Pessimo segnale.
Metto in pratica tutte le tecniche riabilitative che conosco per recuperare in fretta da quella che sembra essere una piccola lesione muscolare, o forse una contrattura dei peronei. Poco importa della diagnosi precisa, tra 3 giorni si corre! Non ci sono scuse. (disclaimer: don't try this at home. Almeno non provateci senza un consulto da un professionista della salute preparato e competente!)
Gli esercizi, il release miofasciale, un minimo di terapia fisica strumentale e un pizzico di ottimismo mi consentono di arrivare al -1 senza sentir dolore. Anche la corsetta di warm up del sabato va via liscia senza acuire il dolore. Tiro un sospiro di sollievo.
Domenica mattina: giornata tersa, fresca ma non pungente. Una leggera brezza. 1600 persone al via. Si parte! Stavolta conservativo nei primi kilometri, e soprattutto con una maglietta termica in più rispetto alla prova di Ljubljana.
Primi 5 km perfettamente in media sul passo, a 3'47”/km. Sento che non sto spingendo e anzi, ne avrei mooolto di più, ma non voglio esagerare. Meglio stare cauti. Passo i 10 km in 38 minuti in totale serenità. Mantengo la calma e continuo col mio passo fino al 15-esimo km a 3'47” per aumentare leggermente dal 15-esimo al 18-esimo, split chiusa a 3'45”/km. Finchè non inizio ad avvertire fastidio al collo del piede destro. L'appoggio anomalo per salvaguardare il piede sinistro “infortunato” quattro giorni prima e i lacci forse un po troppo stretti iniziavano a segarmi in due il piede (ovviamente esagero, ma la fatica degli ultimi kilometri altera la percezione del dolore). A malincuore decido di fare una sosta e regolare l'allacciatura. Perdo qualche secondo ma alla ripartenza il passo medio totale è ancora buono, appena sotto i fatidici 3'48”/km che garantiscono il tempo totale sotto l'ora e 20. Non ho intenzione di rischiare di stare sopra l'obiettivo per pochi secondi e decido che gli ultimi 3 km saranno fuoco vero! Dal 18-esimo al 20-esimo 3'39”/km e ecco che vedo il cartello del km 20. Mancano 1 km e 100 m circa. Allungo la falcata e mantengo la cadenza alta. Vedo l'arco di arrivo e do uno sguardo al cronometro al polso. Non capisco cosa sto leggendo perchè orami non conta più: ci siamo, basta calcoli e si spinge a tutta. Inizio a sentire lo speaker che chiama i tempi degli arrivati. Gli ultimi metri sono infiniti. Do ancora un 'inutile occhiata al cronometro e vedo solo che il tempo corre velocissimo, più di quanto stia correndo io. Chiudo gli occhi, ultimo sforzo e taglio il traguardo, stoppando immediatamente il cronometro. Non sento il tempo chiamato dallo speaker e penso solamente a slacciarmi quella maledetta scarpa.
Sto seduto un minuto circa, quando arriva Andrea Mauri con un bicchiere di thè caldo. Lui ha fatto una gara di attacco e ha segnato un tempo impressionante di 1 h 15 min 44 s che gli vale il record personale sulla distanza, in mezzo a specialisti della disciplina e qualche pro africano. Complimenti ad Andrea che chiude così una stagione memorabile, che gli è valsa la qualifica al mondiale triathlon ironman 2023 a Kona, alle Hawaii.
Torno finalmente lucido e con un po di timore scruto i dati dell'orologio. 1 ora,19 minuti, 44 secondi.
Ce l'ho fatta. Ritmo medio 3'45”/km. La sensazione di fatica svanisce all'istante. I sacrifici degli allenamenti al buio, all'alba, al freddo, con i disturbi gastrointestinali diventano solo un ricordo di un percorso che mi ha portato a un traguardo che in molti sognano.
Dopo un esercizio di resistenza intenso come la mezza maratona, il recupero ottimale è di vitale importanza.
Miran Bole usa la bevanda di recupero Regen con due tipi di carboidrati, isolato di proteine del siero di latte e miscela avanzata di elettroliti.
Ma chi mi conosce sa benissimo che questo non è un traguardo ma soltanto una tappa di un percorso. L'ambiente del running mi affascina, con il suo modo molto semplice di competere, dove la differenza la fa veramente l'atleta e non l'attrezzatura più o meno costosa e performante.
Per questo 2022 è davvero tutto. Ora mi aspetta finalmente un po di riposo e vacanza. ma già dal 8 gennaio siamo nuovamente in pista all'urban trail nel contesto della Corsa della Bora a Trieste. 29 km e 800 m di dislivello, dal centro cittadino, al Carso con finale sul lungomare di Sistiana. Non vedo l'ora.