In maggio si inizia a far sul serio e non passa praticamente week end senza gare. Per coerenza e soprattutto per mancanza di allenamento su lunghe distanze ho scelto di partecipare a un paio di gare di mtb a pochi kilometri di distanza da casa, nel Goriziano.
La forma fisica generale sta gradualmente e regolarmente migliorando, e così sono partito alla Carso in Bike e alla Isonzo Bike Marathon pieno di ottimi propositi per un buon piazzamento.
Entrambe le gare si svolgono su percorsi collinari, di scarsa difficoltà tecnica e senza salite lunghe. In sostanza delle minimarathon, la prima su terreno roccioso, la seconda su terreno più argilloso.
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Domenica 1 maggio mi presento in griglia alla Carso in Bike a Ronchi dei Legionari. Si parte separati per categorie, quindi gli atleti da tenere d'occhio sono relativamente pochi. Chi ha provato il percorso però mi racconta di alcune difficoltà a effettuare sorpassi in virtù del percorso abbastanza tortuoso e costellato di sentierini stretti con folta vegetazione ai lati. La mia categoria parte per seconda, 30” dopo i ciclisti più giovani. Il piano di battaglia è semplice, attaccare dal primo metro per riuscire a superare quanto prima gli atleti più lenti della prima partenza.
Detto fatto: al suono del fischietto del giudice ingrano il rapportone e spingo a tutta. in 3 minuti abbiamo già raggiunto l'intero plotoncino partito prima di noi. Il fiato è corto e il cuore altissimo, ma il piano di battaglia sembra funzionare. All'imbocco del primo singletrack sono in testa con il mio rivale del momento, Simone Cusin (in passato pluricampione italiano di ciclocross) con cui ci siamo divisi primi e secondi posti già a 4 gare quest'anno. Da lì in poi davanti a noi non ci sarà nessuno, ma entrambi non ci accontentiamo di una passerella e ce le suoniamo di santa ragione. La mia stazza da corazziere mi fa perdere regolarmente qualche metro nei tratti guidati, mentre Simone guida veramente forte, dimostrando grandi doti tecniche. Provo a far valere la mia cavalleria nei tratti più regolari e prendo un po' di margine, che però si estingue prima della fine del primo giro. Tutto il secondo (ed ultimo) giro proseguirà su questa falsariga, alternandoci al comando e provando ripetutamente a fare la differenza. Niente da fare. A meno 1 km dall'arrivo ci presentiamo sull'ultimo rettilineo appaiati.
L'arrivo è posto in cima a uno strappo di circa 150 m di lunghezza e con una pendenza in doppia cifra. Nei passaggi precedenti durante il giro di lancio e il primo giro ero sempre riuscito a saltare l'avversario su quello strappo, quindi decido di prendere la rampa in testa. Stringo le scarpette, slaccio leggermente il casco, apro la zip della maglietta per respirare meglio e scelgo il rapporto da usare.
Allacciate le cinture, si parte: spingo forte ma senza affondare all'inizio della rampa, con Cusin appiccicato alle mie ruote. Manca ancora troppo all'arrivo ma provo a buttar giù un dente e andar su di potenza. Pessima scelta: di lì a poco mi pianto e vedo l'avversario schizzar via con un rapportino di almeno due denti più agile. Mancano ancora 50 m: do tutto, mi avvicino, ho i crampi ovunque ma stringo i denti. Lo vedo sempre più vicino, ma non basta. Simone taglia il traguardo una frazione di secondo davanti a me.
Resta il rammarico del risultato ma non posso ritenermi deluso. Le sfide con Simone Cusin sono sempre state molto equilibrate ed estremamente leali. È un piacere lottare con atleti di questo rango, ma comunque umili e che pedalano principalmente per divertimento e divertendosi. Anche quando tocca sputar sangue. Non vedo l'ora di riaffrontarlo in gara!
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Occasione che si presenterebbe puntualmente la domenica successiva, 8 maggio, a Gorizia alla Isonzo Bike Marathon che mi ha visto già sul terzo gradino del podio assoluto nel 2021.
Purtroppo la data dell'8 maggio è estremamente densa di gare e inevitabilmente il parterre dei partenti risulta ridotto, anche a causa dell'acquazzone che ha colpito la nostra regione la sera prima, rendendo il terreno argilloso goriziano molto pesante e scivoloso.
Ma non siamo fatti di zucchero e quindi non ci scioglieremo per un po d'acqua e/o fango, quindi si va in griglia a cercare il risultato.
Prima di partire faccio il solito appello: chi c'è, chi non c'è. Noto subito un paio di atleti dal curriculum importante ma mi sento bene e mi dico: stavolta il favorito sono io. Non devo sbagliare.
La partenza si svolge su asfalto con una salita da circa 8 minuti, al termine della quale siamo già rimasti solo in 2. Conosco il mio avversario di giornata e so quanta difficoltà abbia a guidare la bici sul viscido e tecnico. Non che io sia un drago di tecnica, ma mi sento abbastanza sicuro di poter fare la differenza. E così sarà: alle prime difficoltà tecniche prendo 50 m, poi 100, fino a non vederlo più quando mi giro all'indietro.
Da li in poi sarà una cronometro individuale di 42 km: imposto un ritmo che so essere per me sostenibile per tutta la gara e cerco di non fare errori nella guida. Anche oggi sono previsti due giri da 14 km più il lungo lancio. A metà del primo giro, quindi a circa metà gara, scorgo una divisa rossoblu a circa 30” dietro di me. Non riesco a riconoscere chi sia, ma mi dico: “No, eh! Non farti beccare.” Fortunatamente approcciamo un tratto di pianura a me favorevole e aumento quel tanto che basta per fiaccare la resistenza del mio nuovo avversario. Il wattaggio non accenna a calare neanche dopo i fatidici 90 minuti oltre i quali so di iniziare a soffrire. Nell'ultimo kilometro so di dover affrontare ancora una rampa di scalini in salita, quindi rallento anticipatamente per superarli senza rischiare di incappare in crampi o errori. Tutto fila liscio e dietro a me non si sente né vede nessuno. È fatta. Finalmente. Arrivo sotto lo striscione d'arrivo a braccia alzate. Che bella sensazione. Erano anni che mi accontentavo di qualche vittoria di categoria, ma stavolta la vittoria è assoluta.
Il podio verrà completato dopo oltre 3 minuti dal secondo classificato e circa 6 minuti dal terzo.
Finalmente tutto ha funzionato a dovere, dal piano alimentare e dell'idratazione, fino al mezzo tecnico (scelta e pressione delle gomme, che su questo terreno hanno giocato un ruolo fondamentale) e la tattica. Mi sono tolto un bel sassolino dalla scarpa dopo la defaillance della domenica precedente. Che sia di buon auspicio per il futuro!
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